Cleopatra l'ultima regina d'Egitto by Christian Jacq

Cleopatra l'ultima regina d'Egitto by Christian Jacq

autore:Christian Jacq [Jacq, Christian]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Narrativa, Storia, Narrativa storica
ISBN: 9788867023868
Google: 7ME6MQAACAAJ
editore: Tre60
pubblicato: 2017-08-14T22:00:00+00:00


Capitolo 41

Le volte intonacate del palazzo reale di Alessandria10 erano cariche di ornamenti; delle lamine d’oro coprivano i rivestimenti in legno, marmi ricchissimi illuminavano le sale, oltre a quantità impressionanti di agata e porfido, senza dimenticare l’onice del pavimento. Non era stata usata volgare quercia per le porte e gli stipiti, ma ebano e rivestimenti di tartaruga indiana, con degli smeraldi incastonati. L’avorio ricopriva i corridoi, il diaspro dava ai mobili dei riflessi gialli, delle gemme rendevano luccicanti i divani, e i tappeti, al termine di un lungo bagno di porpora, erano luminosi.

Cesare, pur capace di affrontare le condizioni estreme di una guerra, era sensibile al lusso, e quello del palazzo dei Tolomei pareva ineguagliabile. Gli invitati al banchetto di Stato, che sarebbe stato tramandato negli annali, si erano messi in ghingheri, e le donne, coperte di gioielli, rivaleggiavano in eleganza, a cominciare dalla regina Cleopatra e dalla principessa Arsinoe. Tutti i cortigiani più importanti partecipavano a quella festa di riconciliazione che apriva una nuova era e assicurava lunghi anni di prosperità ad Alessandria; siccome Cesare non si presentava come dominatore ma come conciliatore, nessun conflitto appariva all’orizzonte, e ci si sarebbe potuti dedicare al commercio, negoziando con i romani.

I cuochi di palazzo avevano dato il meglio per soddisfare i palati degli invitati illustri; paté, intingoli di carne, pesce di mare e del Nilo, verdure varie condite con le spezie, formaggi, dolci in abbondanza, il tutto accompagnato da grandi vini del Delta contraddistinti dall’etichetta “tre volte buoni”.

Alla destra di Cesare, Tolomeo si abbuffava; alla sua sinistra, Cleopatra piluccava qua e là. Il quattordicenne era cambiato; avendo capito che i suoi consiglieri non sarebbero riusciti a eliminare la sorella maggiore senza provocare l’ira dell’imperator, cominciava a dubitare della loro efficacia. E se avesse iniziato, invece, a incarnare per davvero il titolo di re che il destino gli aveva dato in sorte? Se avesse esercitato un potere che sarebbe stato costretto, almeno per un certo tempo, a spartire? La personalità di Giulio Cesare lo intimidiva e lo strappava ai suoi protettori; era a lui, e non a Teodoto o a Fotino, che un monarca doveva assomigliare.

Quanto a Cleopatra, oltre al difetto insormontabile di essere donna, nutriva un’ambizione ingiustificata, destinata a essere delusa.

«Apprezzate questa cena?» chiese il piccolo re a Cesare.

«I vostri cuochi sono degli artisti.»

«Questa riconciliazione... La desiderate veramente?»

«Ne dubitate, Maestà?»

«Mi servirebbe una prova, al di là di tante belle parole.»

L’improvvisa maturità di Tolomeo stupì il romano.

«Quale?»

«Mia sorella e sposa Cleopatra ha dato alla sua banda di mercenari l’ordine di disperdersi?»

«Stamattina» rispose la regina. «Hanno ricevuto lo stipendio e lasciato la regione di Peluso.»

L’adolescente approvò con un cenno del capo.

«Allora non ci sarà nessuna guerra civile... Forse dovrei ringraziarti.»

«Non te lo sto chiedendo. Quando avremo ristabilito la calma, bisognerà procedere a delle riforme amministrative e assicurarci della forza della nostra moneta.»

«Questi argomenti mi stanno a cuore tanto quanto a te, cara sorella, e avremo modo di discuterne.»

«Ti schiererai contro il parere del consiglio di reggenza?»

«La sua esistenza era giustificata dalla mia età e inesperienza, entrambi difetti che sto superando.



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